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Dimenticavo di riportare sul sito che dopo il tuffo di Capodanno a Riva del Garda mi sono recato a Gargnano per eseguire una serie di fotografie delle palle di cannone conficcate sulle case del Comune di Gargnano del Garda.Ho trovato anche una interessante lapide che ricorda l’evento del cannoneggiamento del 19 e 20 luglio.
Sotto riporto un sunto dei fatti.
Il 19 luglio 1866 il piroscafo Benaco, proveniente da Salò e giunto nei pressi del porto di Gargnano, con al traino lo zatterone Poeta carico di rifornimenti per i volontari operanti sui monti di Val Vestino e di Tremosine, fu improvvisamente attaccato da due cannoniere austriache, la Wildfang e la Schwarzschűtze, che lo costrinsero, benché colpito nella parte prodiera, ad approdare fortunosamente alla banchina e causarono due morti fra i garibaldini arrivati di sostegno al porto.
Il porto di Gargnano
All’alba del giorno dopo, il 20, sopraggiunsero di rinforzo da Torri del Benaco altre due cannoniere, la Speiteufel, sulla quale era imbarcato il capitano di corvetta Monfroni de Montfort, e la Kess, che iniziarono un cannoneggiamento di Gargnano causando l’incendio di alcune case e del municipio. Protetti dal tiro della loro artiglieria, gli Austriaci, tramite un canotto armato, si avvicinarono al Benaco, ne tagliarono gli ormeggi e lo trascinarono fino ad una cannoniera, che poi lo rimorchiò fino al porto di Peschiera del Garda.
La popolazione gargnanese temendo un’altra incursione austriaca per il recupero del rimorchio di viveri, portò al largo del porto lo zatterone Poeta e lo affondò di fronte alle quattro cannoniere nemiche.
La sospensione d’armi tra Italia e Austria del 25 luglio e l’armistizio del 12 agosto posero fine ad ogni ostilità.
Fu, forse, la pagina più tragica della storia di Gargnano. Le fonti non concordano sul numero dei morti che, nel luglio 1866 furono forse cinque, caduti in momenti diversi.
Seguirono proteste fortissime con il Ministero della Guerra da parte dei gargnanesi e del sindaco del paese, Giacomo Avanzini.
Un lungo resoconto scritto dell’ingegner Tommaso Samuelli, e soprattutto oltre un paio di decine di bombe (rese innocue) che vennero in seguito recuperate e inserite nei muri del municipio e di molte case, specie davanti al porto. Erano di due tipi: esplosive o incendiarie e arrivavano a pesare anche 25 chilogrammi. La dimensione era di circa 15 centimetri.
Giorgio Martini
Gruppo A.N.M.I.”Umberto Morelli” di Trento