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LA VIA LATTEA: CULTURE E STORIE DI (STRA)ORDINARI ALLATTAMENTI
Maggio-ottobre 2021
L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Museo storico del Trentino per recuperare una pagina di
storia poco nota, un soggetto di studio seguito attraverso i passaggi dalla natura alla cultura
umanistica e scientifica, dalla memoria personale alla storia istituzionale. Ma nella presente
congiuntura affrontare la natalità rappresenta anche un significativo atto di fiducia nel domani,
perché la Storia si scrive per il futuro, poiché oggi altro non è che il prodotto di ieri che dobbiamo
trasmettere al futuro. Trento (e per esteso il Trentino) non ha una memoria storica organizzata sulla
fase della vita umana che dipende dall’alimentazione lattea, sinonimo di cura non solo di nutrizione:
l’evento si propone quindi di recuperare il fil rouge di questo ineludibile passato, dando alla
cittadinanza la possibilità di riappropiarsene in modo consapevole e coerente ai tempi di vita.
A tal proposito “la lettura del territorio” recupererà la topografia di una memoria variamente
cancellata, attraverso targhe commemorative che saranno poste nei quattro più significativi luoghi
di cura dei bambini lattanti nella città di Trento.
La curatela scientifica è affidata a Casimira Grandi -storica sociale-, Giorgio Martini
–bionutrizionista-, Emanuela Renzetti -antropologa culturale-, referente istituzionale Rodolfo Taiani
L’evento intende sondare e restituire come si siano modificati significati, pratiche, funzioni e idee
nutrizionali dell’allattamento umano – materno in relazione ai cambiamenti intervenuti nel contesto
occidentale soprattutto nei secoli XIX – XX. L’allestimento di un percorso espositivo affiderà la
narrazione a oggetti, rappresentazioni artistiche e iconografiche, immagini e filmati di repertorio,
documentazione d’archivio e prodotti a stampa, guardando con particolare attenzione alle soluzioni
alternative adottate per garantire l’alimentazione del bambino in caso di assenza del latte materno.
In tale ottica la Storia ha seguito l’avvicendarsi di miti, stereotipi e geniali sostituzioni nutrizionali,
la religione ha sacralizzato la maternità e l’iconografia cattolica ha diffuso il culto delle madonne e
dei santi del latte. Le istituzioni caritative per la cura dei trovatelli, sostituite nel tempo da enti per
l’assistenza all’infanzia abbandonata, hanno trasferito ai propri successori l’esperienza nelle scienze
per la cura del bambino – pediatria e puericultura in primis – e il fine statutario di nutrimento come
primo accudimento. È stato un percorso evolutivo che ha interessato innanzitutto la cultura
occidentale coinvolta nel macrofenomeno dell’industrializzazione, in cui la figura multipla della
donna-madre-lavoratrice non poteva ottemperare anche al ruolo di nutrice; la tradizione di cura nei
tanti brefotrofi europei ha dato un contributo fondamentale a questo mutamento socioeconomico,
fornendo saperi esperienziali ai primi “asili nido” per i figli delle operaie. Per molti lattanti che non
potevano essere accolti in queste istituzioni restava solo la soluzione dell’allattamento mercenario al
domicilio della balia, oppure la nutrizione con surrogati di vario tipo: di qui il ricorso a latte artificiale, biberon e tiralatte, per lungo tempo inaccessibili ai più per l’alto costo, fino a quando non
diventeranno oggetto di produzione industriale. La diffusione degli asili nido è stata una conquista
di libertà per l’emancipazione della donna lavoratrice, e al contempo una garanzia di sopravvivenza
per il nuovo nato.
È questa una sintetica traccia tematica del percorso espositivo all’interno di un ampio affresco
storico-culturale e storico-sociale, che sarà introdotto e accompagnato con una serie di incontri
pubblici volti a divulgare e approfondire molteplici argomenti collegati alla cura dell’infanzia. Tra
questi riteniamo importante trovi spazio anche l’attenzione per gli aspetti più legati all’ambito
nutrizionale con riferimento particolare, ma non solo, ai primi 1000 giorni di vita: che
rappresentano il periodo fondamentale per lo sviluppo delle condizioni di salute fisica, mentale ed
emotiva della futura persona. E’ questo un aspetto che oggi sovente si fonde con le derive
dell’inquinamento ambientale, una nuova pagina di storia che non vorremmo scrivere ma che
l’epigenetica non ci consente più di ignorare.