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Giovedì 25 marzo si è svolto il convegno online su Giovanni Canestrini ,
biologo, naturalista e aracnologo trentino.
Nonostante le solite difficoltà di connessione date dal sistema di
trasmissione , il convegno è riuscito molto bene ed ha destato l’interesse
di parecchi partecipanti provenienti da diversi atenei italiani.
Un plauso agli organizzatori in particolare alla coordinatrice Prof.ssa
Elena Canadelli.
Mi auguro come Segretario Generale dell’Associazione Italia Austria di
Trento e Rovereto di poter proporre un convegno simile in Trentino , come
del resto era stato già organizzato dalla nostra Associazione lo scorso
anno, ma purtroppo a causa della pandemia non fu possibile.
Seguono alcune note.
Nacque nel 1835 a Revò, in Val di Non, all’epoca parte dell’Impero austriaco
da Giuseppe e Silvia De Carneri.
Studiò dapprima a Gorizia e a Merano, successivamente frequentò l’università
di Vienna dove si laureò in filosofia e scienze naturali nel 1861. Passò un
breve periodo al Museo zoologico dell’Università di Genova.
Giovanni Battista Girolamo Romedio Canestrini nacque nel 1835 a Revò, in Val
di Non, all’epoca parte dell’Impero austriaco da Giuseppe e Silvia De
Carneri.
Studiò dapprima a Gorizia e a Merano, successivamente frequentò l’università
di Vienna dove si laureò in filosofia e scienze naturali nel 1861. Passò un
breve periodo al Museo zoologico dell’Università di Genova.
Dal 1862 al 1868 fu professore di storia naturale nell’Università di Modena
e Reggio Emilia. Si occupò di zoologia sistematica, antropologia e
paletnologia. Dopo aver richiesto ed ottenuto dal Comune di Modena un fondo
di 750 lire, nel 1863 iniziò saggi di scavo nel territorio modenese sui siti
delle terramare, villaggi dell’età del bronzo i cui resti erano sfruttati
all’epoca come cave di terriccio fertilizzante per usi agricoli. La raccolta
di reperti archeologici e zoologici formata da Canestrini costituirà nel
1871 il primo nucleo del Museo Civico di Modena, fondato da Carlo
Boni.[3][4] Con la collaborazione di Leonardo Salimbeni, nel 1864 Canestrini
farà uscire la prima traduzione italiana dell’opera darwiniana L’origine
delle specie, per i tipi della Zanichelli di Modena. Diventò quindi fra i
maggiori promotori delle idee darwiniane in Italia. Nel 1865 fu uno dei
fondatori della Società dei naturalisti di Modena, di cui fu il primo
presidente.
Nel 1869 diventò professore di zoologia, anatomia comparata e fisiologia
generale nell’Università di Padova, dove rimarrà fino alla morte. Fino al
1873 si dedicò soprattutto di riordinare e catalogare le collezione
zoologiche e aracnologiche del Museo universitario.[5][6] All’Università di
Padova fu anche preside della facoltà di scienze dal 1885 al 1891.
Nel 1873 condusse degli studi antropologici sui resti di Francesco Petrarca.
Canestrini sostenne che all’apertura della tomba il cranio si disgregò
rapidamente a causa dell’esposizione all’aria. L’affermazione è stata messa
in discussione perché lo studioso ha avuto comunque modo di prendere diverse
misure e realizzare un calco.[7] Vito Terribile Wiel Marin, docente di
anatomia patologica a Padova, ha ipotizzato che l’abbia fatto cadere.[8]
Nel 1872 fondò la “Società veneto-trentina di scienze naturali”, con lo
scopo di incentivare i rapporti fra studiosi delle due regioni. L’attività
era malvista dalle autorità austro-ungariche, che per le sue posizioni
irredentiste nel 1878 gli vietarono di tornare nella sua terra d’origine.
Nel 1878 curò assieme a Francesco Bassani la traduzione de L’espressione
delle emozioni nell’uomo e negli animali di Darwin. Ebbe contatti con Ernst
Haeckel e anche con lo stesso Darwin.
Pose le basi per l’insegnamento in Italia dell’antropologia, nel 1878-79
fece istituire il primo corso libero di antropologia e iniziò una raccolta
di crani e strumenti antropologici. Fondò nel proprio istituto di Padova il
primo laboratorio italiano di batteriologia, conducendovi ricerche
pionieristiche e originali, e pubblicando un apprezzato manuale di merito.
Sotto il profilo scientifico diede contributi originali e fondamentali in
acarologia, in aracnologia (pionieristici in Italia gli studi tassonomici
con il collega Pietro Pavesi), e in varie altre discipline di interesse
biologico.
Fu socio effettivo dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti dal 1878
al 1890. Nel 1881 fu eletto nel consiglio comunale di Padova in una lista
formata dall’Associazione costituzionale progressista e dai moderati.
Ebbe diversi incarichi governativi. Nel 1882 ad esempio partecipò ad una
campagna talassografica sul pirotrasporto Washington assieme al fratello
Riccardo.
Morì a Padova nel 1900. Nel 1901 la Società degli studenti trentini propose
di apporre una lapide commemorativa sulla sua casa natale a Revò, ma la
maggioranza comunale rifiutò con la motivazione che sarebbe stato un atto
antireligioso. Il 14 settembre fu inaugurato, in Piazza Dante a Trento, un
busto in marmo, opera di Andrea Malfatti. Successivamente fu danneggiato e
sostituito con una replica in bronzo, opera dello stesso Malfatti
(l’originale in marmo venne custodito dal Museo tridentino di scienze
naturali,[9] oggi MUSE). Alcide De Gasperi propose polemicamente di scrivere
come dedica: “A Giovanni Canestrini. Studiò e faticò molto ma sbagliò
strada. Riposa in pace.” Nel 1936 su iniziativa del Museo tridentino di
scienze naturali fu posta anche una lapide sulla sua casa natale.
Dal 1862 al 1868 fu professore di storia naturale nell’Università di Modena
e Reggio Emilia. Si occupò di zoologia sistematica, antropologia e
paletnologia. Dopo aver richiesto ed ottenuto dal Comune di Modena un fondo
di 750 lire, nel 1863 iniziò saggi di scavo nel territorio modenese sui siti
delle terramare, villaggi dell’età del bronzo i cui resti erano sfruttati
all’epoca come cave di terriccio fertilizzante per usi agricoli. La raccolta
di reperti archeologici e zoologici formata da Canestrini costituirà nel
1871 il primo nucleo del Museo Civico di Modena, fondato da Carlo
Boni.[3][4] Con la collaborazione di Leonardo Salimbeni, nel 1864 Canestrini
farà uscire la prima traduzione italiana dell’opera darwiniana L’origine
delle specie, per i tipi della Zanichelli di Modena. Diventò quindi fra i
maggiori promotori delle idee darwiniane in Italia. Nel 1865 fu uno dei
fondatori della Società dei naturalisti di Modena, di cui fu il primo
presidente.
Nel 1869 diventò professore di zoologia, anatomia comparata e fisiologia
generale nell’Università di Padova, dove rimarrà fino alla morte. Fino al
1873 si dedicò soprattutto di riordinare e catalogare le collezione
zoologiche e aracnologiche del Museo universitario.[5][6] All’Università di
Padova fu anche preside della facoltà di scienze dal 1885 al 1891.
Nel 1873 condusse degli studi antropologici sui resti di Francesco Petrarca.
Canestrini sostenne che all’apertura della tomba il cranio si disgregò
rapidamente a causa dell’esposizione all’aria. L’affermazione è stata messa
in discussione perché lo studioso ha avuto comunque modo di prendere diverse
misure e realizzare un calco.[7] Vito Terribile Wiel Marin, docente di
anatomia patologica a Padova, ha ipotizzato che l’abbia fatto cadere.[8]
Nel 1872 fondò la “Società veneto-trentina di scienze naturali”, con lo
scopo di incentivare i rapporti fra studiosi delle due regioni. L’attività
era malvista dalle autorità austro-ungariche, che per le sue posizioni
irredentiste nel 1878 gli vietarono di tornare nella sua terra d’origine.
Nel 1878 curò assieme a Francesco Bassani la traduzione de L’espressione
delle emozioni nell’uomo e negli animali di Darwin. Ebbe contatti con Ernst
Haeckel e anche con lo stesso Darwin.
Pose le basi per l’insegnamento in Italia dell’antropologia, nel 1878-79
fece istituire il primo corso libero di antropologia e iniziò una raccolta
di crani e strumenti antropologici. Fondò nel proprio istituto di Padova il
primo laboratorio italiano di batteriologia, conducendovi ricerche
pionieristiche e originali, e pubblicando un apprezzato manuale di merito.
Sotto il profilo scientifico diede contributi originali e fondamentali in
acarologia, in aracnologia (pionieristici in Italia gli studi tassonomici
con il collega Pietro Pavesi), e in varie altre discipline di interesse
biologico.
Fu socio effettivo dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti dal 1878
al 1890. Nel 1881 fu eletto nel consiglio comunale di Padova in una lista
formata dall’Associazione costituzionale progressista e dai moderati.
Ebbe diversi incarichi governativi. Nel 1882 ad esempio partecipò ad una
campagna talassografica sul pirotrasporto Washington assieme al fratello
Riccardo.
Morì a Padova nel 1900. Nel 1901 la Società degli studenti trentini propose
di apporre una lapide commemorativa sulla sua casa natale a Revò, ma la
maggioranza comunale rifiutò con la motivazione che sarebbe stato un atto
antireligioso. Il 14 settembre fu inaugurato, in Piazza Dante a Trento, un
busto in marmo, opera di Andrea Malfatti. Successivamente fu danneggiato e
sostituito con una replica in bronzo, opera dello stesso Malfatti
(l’originale in marmo venne custodito dal Museo tridentino di scienze
naturali,[9] oggi MUSE). Alcide De Gasperi propose polemicamente di scrivere
come dedica: “A Giovanni Canestrini. Studiò e faticò molto ma sbagliò
strada. Riposa in pace.” Nel 1936 su iniziativa del Museo tridentino di
scienze naturali fu posta anche una lapide sulla sua casa natale.