da un'idea del Dott. Giorgio Martini c/o Farmacia S.Rocco CEMBRA TN P. IVA 01506850229
Lunedì 21 dicembre, giornata grigia e salgo di corsa al Capitel de St.
Antoni.In prossimità del ponte sulla neve noto una infinità di frutti del
faggio (Fagus sylvatica).
Sono le faggiole (o faggine), i frutti del faggio che cadono al suolo
quando giungono a maturazione fuoriuscendo dalle cupole coperte di aculei
che le contengono. Nelle cosiddette pascione (le annate in cui si verifica
una produzione di semi abbondante), che si verificano ogni cinque/otto anni,
i faggi producono una quantità particolarmente elevata di frutti.
Le faggiole sono piccole, a sezione triangolare e contenute in un guscio
(pericarpo) di colore marrone lucido; dal punto di vista botanico
appartengono alla famiglia delle noci. Pochi sanno che le faggiole sono
commestibili, ma prima del consumo è importante scaldarle in modo da
eliminare le tossine che vi sono contenute. Le faggiole sono ricche di
vitamine del gruppo B, nonché di potassio, zinco, ferro e acidi grassi
insaturi. Crude contengono trimetilammina, una sostanza leggermente
velenosa, e acido cianidrico: entrambe queste sostanze possono provocare mal
di pancia, nausea o vomito. Tuttavia, arrostendo le faggiole o versandoci
sopra dell’acqua molto calda, tali sostanze vengono neutralizzate. A questo
punto le faggine possono essere consumate, sgranocchiandole o mescolandole
ad insalate o muesli. Peraltro, in tempi di povertà esse venivano anche
pressate per produrre olio, macinate per ricavarne farina e persino tostate
e utilizzate come surrogato di caffè.